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#24 del 02-10-2003

TXT: Gros   PICS: Albo - Jep   Intervista a Rodney Mullen

GroS: Eri a Milano negli anni ’80, ricordo?!
R: Sì. Mi ricordo che prima di venire a Milano in quell’occasione, io ed i miei amici siamo stati intossicati dal cibo in Norvegia.

L’intervista continua, tra una bevuta di Ice T alla pesca e si parla di Venezia e di come il Gros sia innamorato della città in inverno, caratteristica per la sua nebbia e per la scena romantica, quasi da film. Rodney è sorpreso di sentire ciò e dice che quando è stato a Roma non gli è piaciuta molto, perché erano obbligati a camminare moltissimo, mentre Gros suggerisce che Venezia ha un’atmosfera più raccolta e meno dispersiva. Rodney dice che ha visitato parecchie città sul mare molto grandi come Hong Kong per esempio, o come la California, in cui si è raggiunto un buon equilibrio di luci e paesaggio. “Che ne dici della Venezia di Las Vegas?!” Chiede poi il Gros….. Rodney ride… Gros dice di aver visto dei topi nell’acqua nella Venezia in Las Vegas e Rodney lo trova molto divertente. Rodney aggiunge che non è mai stato a Singapore, ma ha sentito molti racconti della città dicendo che è molto pulita, nonostante non si possa considerare un paradiso. Una città è fatta per vivere, perché se la si usa, la si sporca, così si vede che è vissuta, come New York… questa è la morale del Gros!

“Se ti piace il pesce, dovresti andare nel sud d’Italia, lì si mangia veramente bene” alternano Gros e Jep “…specialmente il tonno, il 95% della produzione di tonno è destinato al mercato giapponese, questo tipo di tonno si chiama “Tonno rosso del Mediterraneo”, da non confondere con il tonno dalle pinne gialle. Il tonno rosso vive nella zona di Trapani, nel sud d’Italia, c'è un'isola che si chiama “Faviganana”, sono stato un paio di mesi fa, e ha una vecchia storia…”

L’intervista continua in una sede più chill out, davanti alla piscina….Rodney descrive da dove viene…

R: Vengo dalla Florida, abito in una cittadina universitaria… mi piace viverci perché la città offre delle basi solide e stabili su cui fondare la propria vita, cosa molto rara in California. Tuttavia, in Florida esiste una differenziazione molto distintiva.

G: Hai viaggiato moltissimo, dove consideri il tuo posto ideale in cui vivere?
R: Sinceramente, qui sembra esserci una commistione perfetta in cui le persone sanno in che modo vivere perché lavorano per vivere e non vivono per lavorare… Gros aggrotta le ciglia e lo sgama
subito della cavolata che ha sparato…. Questo è grandioso e affascina molti, perché è una vita
divertente e in un certo senso non sai bene con chi stai parlando, con una persona normale, magari vestita da barista, che però ha una posizione di rilievo… tuttavia molti aspetti sembrano
sfuggire…

G: Ci stiamo muovendo in una direzione in cui si è qualcuno perché si ha qualcosa, i soldi in particolare sono ciò che costruisce la persona. Questo è molto triste, perché la ricchezza è sicuramente interiore. Purtroppo, nella nostra società in cui la gente è costretta a lavorare in ritmi molto stressanti, si perde il tempo di conoscere e di imparare a conoscere gli altri quindi si diventa importanti per come si appare e non per come si è dentro.
R: Ho un amico con il quale vado spesso a Tagalong o a Malibù, posti abitati da persone influenti e molto ricche, le quali purtroppo non parlano, non hanno un contatto umano, ma hanno solo occhi per guardare come appaiono gli altri e questi sono i posti più solitari che io abbia mai visto. Ecco perché mia moglie è messicana e tutta la sua famiglia lo é! 

G: Gli piace dire “manana”, come a noi!
R: Sì, I legami familiari sono molti importanti e rispettano molto sia le persone sia il concetto stesso del vivere…

G: Ti ho visto prima, mentre guardavi un ragazzino in bicicletta… ti piacciono i bambini? Ti piace mostrargli come skateare? Andare in skate è molto educativo e comunicativo per loro…
R: Sì, il fatto è che non vado molto in tour, quindi quando vado in skate e un ragazzino mi vede, non si aspetta che io stia davanti a lui, perché crede che skateare sia qualcosa di privato… ma credo che vedere l’espressione di stupore e di ammirazione sul volto di un ragazzino sia la cosa più divertente del mondo! Mi diverto a skateare con la gente, ma la cosa principale dello skate é il lato educativo, ciò che si insegna agli altri e l’eccitazione che ne deriva non ha prezzo!

G: E’ meglio che dare soldi ai ragazzini…. Parliamo di come hai iniziato a skatare… Questo è ciò che ci interessa maggiormente, come hai iniziato la World Industry?
R: Ho concentrato i miei sforzi su un modo per non diventare grandi… Ho sei anni in meno rispetto a Steve e noi due siamo sempre stati come fratelli ma senza Steve non sarei arrivato da nessuna parte. Steve è molto perspicace nel lavoro ed è unico e non ha mai paura. Inizialmente, dovevamo prendere i soldi da un tipo losco, uno strozzino, ecco da dove deriva il nome World Industry, prendevamo questi soldi, cash, in una borsetta e qualche volta Steve se ne andava e mi lasciava da solo! Il fatto è che Steve non si é mai tirato indietro dalla paura di coinvolgere il proprio corpo quasi. Tutto è iniziato perché Steve era era stanco di avere lavori pressoché normali e noiosi. Io ho vissuto in un college per quattro anni e non ho mai voluto lavorare per nessuno. Steve ed io quindi abbiamo deciso di fare una storia nostra e a quel tempo lo skate era controllato interamente dalle companies più influenti ma erano lente e la situazione che avevano creato era stagnante! Steve gli ha insegnato cosa voleva cosa significava skateare… ci siamo messi insieme, io, lui e Mark, col quale ho vissuto anch’io, eravamo molto uniti e Steve ha colto l’occasione e aveva il biglietto da visita di Ben Orphan e ha praticamente iniziato il business vendendo delle tavole per telefono, facendogli una chiamata internazionale da una cabina telefonica usando la carta di credito e i soldi del tipo losco. In quel periodo avevo molti problemi in casa e Steve mi ha chiamato e mi ha offerto un tetto accogliendomi a braccia aperte, anche se ufficialmente andavo ancora al college, poi io gli ho dato dei soldi e ho lasciato il college, siamo diventati veramente migliori amici. Steve controllava la situazione da casa io ho iniziato a viaggiare molto. Successivamente sono cresciuto e sono maturato senza avere il controllo su tante cose, tenute insieme solamente da un filo sottilissimo, che si poteva spezzare in ogni momento. E’ sempre stato una sorta di montagne russe, quando si risaliva, c’era sempre qualcosa di nuovo che ci faceva riscendere e viceversa… Questa è un po’ la nostra storia fino a che il business non è cresciuto notevolmente. Abbiamo quasi perso tutto il lavoro in un’occasione nel 1994… lo skate stava sprofondando e c’è stato un cambiamento fondamentale nel modo di pensare di Steve. Questo cambiamento è stato una parte della nostra maturazione e del modo in cui siamo in affari ora. Soffro di asma e un paio di anni fa stavo quasi per morire… è strano morire in questo modo perché non te ne rendi conto, i tuoi sensi ti abbandonano gradualmente ma io mi sono risvegliato ed ero ancora vivo e ho realizzato che c’era qualcosa che non volevo più fare quindi mi sono fermato un istante e ho indietreggiato capendo ciò che era più importante. Ora skateo da solo e molto più spesso e mi sento molto più lontano dagli altri riders (skaters) …

G: Tutto quello che mi sono sempre chiesto, dando un’occhiata al mondo dello skate, è che la maggior parte dei riders ha inventato le company più grandi e stanno spaccando! Cosa credi che abbiamo questi free stylers?
R: “The revenge of the nerds!”. Molti skater sono intelligenti soprattutto i primi! I free stylers avevano questa mentalità di fare le cose un po’ per volta e quindi non hanno fatto altro che applicare la loro mentalità al business. Si parla proprio di mentalità, il modo di concepire non solo la vita, ma anche di inventarsi i trick, un passo per volta.

G: Sei consapevole di dettare stile nel mondo attuale dello skate? Come ti senti rispetto a questo?
R: E’ tutta una questione di esperienza, per esempio, quando vedo i ragazzini cha skateano e che lottano per raggiungere un certo livello nel modo più veloce possibile, perché lo vogliono proprio, vogliono essere famosi e voglio guadagnare soldi, la loro passione forse viene da dentro, dal cuore, ma c’è un punto di ribellione in cui si perdono e lo vedo ogni volta, lo vedo quando osservo ragazzini che sembrano promettenti ma le loro menti non sono concentrate… La differenza tra realizzare un trick difficile e uno facile dipende da come giri gli occhi, poi ci si chiede se lo hai fatto intenzionalmente e la risposta è “no” ! Skateare per il gusto di farlo!

Rodney Mullen Primo Grind

G: Vuoi dire qualcosa agli skater italiani…? Rodney é imbarazzatissimo e non sa cosa dire… Gros quindi fa una battuta pessimissima sul fondo schiena di una tipa, che è davanti a lui e che ha giustamente catturato la sua attenzione, Rodney beve, non ci sta più dentro dall’imbarazzo e il Gros termina l’intervista dicendo…

G: “That’s why I like transitions, because they remind me to the girl’s bump.”

Questa é la nuova chiave dello skate! :-)

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