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#68 del 24-07-2007

TXT: Intro Guido Bendotti - Itw Lorenzo Fonda   PICS: Illustr. Fulvio Ghemasi   My Name is Jason Lee

Vorrei evitare di inserire troppe volte la parola STILE nell'intro ed intervista di Jason Lee, ma sarà difficile.

La parola stile si usa sempre troppo e spesso a sproposito, la si usa quando non c'è né bisogno, la si usa per identificare una gran varietà di cose, dai vestiti alle impennate in scooter (stile metallaro, stile tabbozzo, bla bla bla). Potrei scrivere una intro di 20 pagine sempre rigirando sullo stesso argomento, sempre sulle stesse convinzioni, limitandomi a ridurre il tutto in Jason Lee è un capo dello stile, ed andrebbe bene a tutti. Ehy, è stato lo skater preferito di un'intera generazione, e se a distanza di 16 anni dall'ormai stracitatissimo Blind "Video Days" ancora tutti ne parlano come una pietra miliare, una rappresentazione del vero stile nello skateboarding, un motivo ci sarà.

Ancora oggi se accenni a "there's a war outside your window.." Qualcuno ti risponderà con il resto della canzoncina che quell fenomeno in basettoni ha inventato alla fine della sua video part, per non dire "NO WAR FOR HEAVY METAAAALLL".ed in quanti ci siamo disegnati una maglietta come la sua nel 1991? C'era qualche altro motivo per comprare le Airwalk a metà anni 90, se non quello di avere il suo pro model (l'ultima cosa decente della Airwalk negli ultimi 20 anni).

C'è gente che ha classe, carisma e sense of humor, sono pochi, selezionati ed invidiati, tutti li poniamo ad esempio e li copiamo senza neanche accorgercene. Le grafiche delle sue tavole son sempre state ironiche e geniali, come la Jason Lee Burger King, o la serie con lo Zio Sam, il suo skateboarding è sempre stato fluido, concreto e già solo guardandolo spingersi nei video ti veniva voglia di uscire e copiargli la linea!

Al massimo del suo skateboarding, con una company fighissima come la prima Stereo Skateboards a rappresentarlo, ha deciso che si era annoiato, che non voleva diventare un vecchio pro, e che gli interessava dedicarsi alla recitazione..  Ed ha mollato lo skateboarding lasciando molti rimpianti in tutti i suoi fans.

Gli inizi non sono stati sfolgoranti, filmetti come Mallrats, o Searching Amy, particine che qua faticheremmo a trovare in DVD, o vere schifezze come "The Heartbreakers" che confesso ho noleggiato solo perché c'era il mio skater preferito tra gli attori principali. Poi lo trovate nel bel film "Almoust Famous". Ultimamente lo trovate in TV con la serie "My Name is Earl", con baffi, pancetta e capelli alla rinfusa. Chissà perché da quando lui è in televisione a Hollywood (e tra gli skaters) son tornati di moda i baffi? Son passati oltre 15 anni, e ancora influenza sempre un sacco di gente... questo vuol dire carisma!

Nel vocabolario alla voce stile dovrebbero metterci la sua foto..o quella di un tabbozzo che fa le penne in scooter. La scelta è difficile! 
(GUIDO BENDOTTI)


Jason Lee as Earl HickeyUltimamente sono giunto alla conclusione per cui vivere signfichi più o meno trovare una motivazione per farti alzare dal letto la mattina e andare a spaccare un po’ tutto in giro.
Quando mi sveglio, penso a cosa ci sia di buono fuori che mi sta aspettando, e se qualcosa di buono c’è, afferro le mie coperte, le getto in aria e mi alzo. Altrmenti me ne resto a dormre un’altra ora o più, sperando di sognare qualcosa per cui valga la pena.
Qual’è la tua personale motivazione per uscire dal letto ogni mattina? È sempre la stessa? O spesso cambia? Ed è cambiata durante gli anni? Ti senti mai di non avere troppe motivazioni per uscire dal letto?

Ho sempre 40,000 cose che mi girano per la testa quando mi sveglio. Alcune buone, altre non sempre altrettanto. Così è la vita. Ma sono sempre motivato ad alzarmi e fare qualcosa di creativo, e sono queste cose creative che mi sostengono, proprio come l’affetto della mia famiglia.


Più o meno ognuno di noi ha dei momenti in cui si sente una merda, o come se qualsiasi cosa faccia fosse sbagliata e avrebbe voglia di abbandonarla lì. Poichè non mi sembra che ti piaccia essere visto come un supereroe o come una sorta di figura cool (l’ho dedotto da quel po’ che conosco di te tramite i media e dai ruoli che ricopri nei film) vorrei sapere se, come e quando hai sviluppato mai una specie di “tecnica” per superare quasti momenti di disagio, e quanto questa ti abbia sostenuto nella tua carriera, in primo luogo per quel che riguarda lo skateboarding e sia parlando di creatività più in generale (non fraintendermi, so bene che parlando di skateboarding si parla automaticamente di creativtà, ma volevo considerare le due cose separatamente). Hai avuto una specie di “illuminazione” quando eri giovane? O ti è sempre riuscito tutto scorrevole? Ricordi di aver mai avuto momenti in cui hai detto: “ah, quindi è così che tutto funziona!”. Se si, hai mai condiviso questi momenti con altre persone?

Mi sono attenuto a un piano ben preciso, per cui bisogna sempre perseguire gli obiettivi della propria vita, e non confondere mai le due cose. È un modo di vivere, e quando sento che sto diventando pigro, o che sto buttando il mio tempo e le mie enrgie,  mi sento una vera merda. E così sono sempre consapevole di ciò che sto cercando di realizzare come attore, fotografo etc, e di ciò che sto portando a termine. Non mi sono mai seduto in attesa di qualcosa, nè permetto a persone o situazioni di entrare nel merito di ciò che sto tentando di realizzare, e credo di aver sempre agito così in tutta la mia vita. C’è un sacco di gente e condizioni, fuori, che hanno sempre la pretesa di venirti a dire come le cose andrebbero fatte, ma bisogna rifiutare le imposizioni esterne e ci si deve creare una propria autentica realtà.

 
     

In un modo o nell’altro, mi viene automatico ricollegarmi alla nozione di improvvisazione. Può essere dovuto al tuo stile fluido nello skateare o all’approccio naturale che hai mentre reciti, ma è così. Per curiostà, ho fatto alcune ricerche su google riguardo il termine “improvvisazione”, e uno dei risultati usciti era da una tromba e un trombettista jazz, ed io ho giusto letto da qualche parte (grazie al nostro adorato internet sono a conoscenza di alcune cose su di te che probabilmente non avresti voluto che io sapessi..) che tu sei attratto dal jazz e che suoni la tromba. Che coincidenza. In una prospettiva più dilatata rispetto al solo ambito muscale jazz (considerando ad esempio il processo creativo in generale) puoi dirmi qualcosa partendo dai pensieri che questo musicista jazz ha scritto?

“non esitono note sbagliate nella musica, semplicemente alcune scelte potrebbero risultare più efficaci di altre.”
“prova a suonare fuori tempo e ti accorgerai di aver scoperto un nuovo tempo”
“smettila con la tua scetticità. Credi in qualsiasi cosa esca fuori”

Mi piace molto la musica jazz, ma non suono la tromba. Magari un giorno! Credo che l’idea generale qui si colleghi giusto a ciò che ti ho detto prima a proposito dello seguire una propria rotta e del creare una propria personale realtà, al di là di ciò che ti è stato impartito dall’esterno. E.. beh, in questo c’è decisamnete una specie di improvvisazione personale.


Con la precedente domanda mi allaccio direttamente a Mark Gonzales. So bene che cercare di descrivere situazioni o persone minuziosamente intacca un po’ quell’alone di magia che le circonda, e Mark trasuda magia da ogni poro della sua pelle. Ma tutto ciò che lo riguarda risulta sempre interessante, per cui..
Ricordi di aver avuto qualche conversazione con lui a proposito di creatvità? Avete mai condiviso alcuni momenti in cui tu eri d’accordo con lui su come avrebbe dovuto essere fatto qualcosa (un trick, una mossa, un lavoro artistico, qualsiasi forma di performance, in generale)?
A parte il fatto di vederlo skatare, c’è stato mai qualcosa che lui ha fatto o detto che ha condizionato il modo in cui esprimi te stesso?

Mark ha sempre esercitato una gran influenza su di me ed è dovuto a come e quanto è riuscito a creare il suo mondo. Ha semplicemente seguito le sue regole senza mai conformarsi alla norma. E questo, per me, è ciò che lo ha reso così speciale. Credo che sia l’artista a contribuire a formare il nostro mondo e le nostre cultura, e così anche per lo skateboarding. Mark è stato una di quelle poche persone che ha fatto ciò per tutti noi. Non ha mai compromesso il suo modo di pensare e non ha mai chiesto scusa per questo.


So che probabilmente c’è gente che te lo domanda in continuazione, ma: hai mai usato la stretta puzzona una situazione di vita reale?

No.



Hai preso parte a Scientology. Non sapendo molto a riguardo, e nemmeno le persone a me vicine, sono stato talmente incuriosio da andare ad un incontro alla chiesa di Scientology nella mia città per cercare di capirne di più. La mia ragazza ha fatto il test, mentre un’ altra persona mi introduceva al metodo Dianetics. Ci è sembrato di capire che il cuore della crescita in positivo che ti propone questa dottrina, giri tutta attorno al cercare di sviscerare gli episodi traumatici del passato di ogni individuo, responsabili di creare blocchi psicologici che impediscono la libera espressione di ogni personalità. Quanto questo metodo ti ha aiutato ad attraversare i tuoi ultimi periodi (sia professionelamente che per quanto riguarda la tua vita personale), e quanto ti ha aiutato a scoprire tutta la tua creativtà ed a svilupparla? Alla chiesa locale di
Scientology , ben tre persone mi hanno detto che gli “artisti sono un obiettivo privilegiato delle persone con cattivi scrupoli”. Non hanno voluto inoltrarsi oltre sulla questione, però. Puoi dirmi qualcosa a questo proposito? Sono piuttosto curioso.

Scientology promuove e incoraggia il pensiero individuale, e molto semplicemente aiuta le persone a rafforzare ciò che sono, sbarazzandosi di tutti quei blocchi che non consentono loro di essere se stessi e di esprimere ciò che sono capaci di fare. E ciò a cui fanno riferimento le persone con cui hai parlato è a come gli artisti, o le persone famose in genere, soprattutto quelli più noti e potenti, o estremamante sinceri, possono comportare una minaccia per gli altri.

Questa idea, sicuramente, è stata centrale sin dall’inizio. Gli artisti tendono scoprirsi molto, e spesso hanno cose da dire che altre persone potrebbero non gradire o non saper relazionarcisi, e per questo idealmente soppressi. Charlie Chaplin ci è passato; Hemingway ci è passato, etc. Per cui è nata una consapevolezza di proteggere e rafforzare l’artista, e ciò è diventato di grande interesse per Scientology, dal momento che si considera l’artista come un membro sempre più importante all’interno della società di Scientology.


Fin dall’inizio della tua carriera, sia per quanto riguarda lo skateboard che per la tua professione di attore, comunque sia “arte”, tu sei stato associato a Ed Templeton.
È stato uno degli skaters pù apprezzati di tutti i tempi ed un artista riconosciuto, di fama mondiale. Tu sei un’icona dello skate e un attore di successo, il che fa di te un po’ un outsider.
Avresti mai creduto che due ragazzi da Huntington Beach, così legati, un giorno avrebbero messo sottosopra il mondo dello skate diventando due pietre miliari sia per quanto riguarda le ruote di uretano che di fronte ad una telecamera o ad una tela bianca? 

Credo che sia davvero grande che Ed sia diventato un artista di successo e una leggenda dello skate. Era sempre fuori dalle righe, e sapevo che avrebbe finito per crearsi qualcosa di davvero buono. Ciò che io e lui siamo diventati è un valido esempio di come si possa creare il proprio mondo personale e attenersi a quello, visto che dove siamo crescuti noi l’individualità non era proprio all’ordine del giorno. Era tutto sempre molto nella norma, e tutti si limitavano a non fare nulla più ne’ nulla di diverso rispetto ciò che facevano tutti gli altri.


All’ inizio degli anni ’90, all’interno della realtà skate domnata da un mercato mondiale, l’hip hop, le grafiche stile cartoon ma aggressive e shit-talking,  nacque Stereo Skateboards. E oppose con forza la sua immagine a tutto ciò che al tempo veniva considerato “vendibile” nel mercato. Disegni puliti, musica jazz, un nuovo team e molte ricerche per quanto riguarda lo stile (sia nell’ambito skate che dell’immagine), skating pulito e un sacco di half-casper-flip in meno.
Come fu accolta, al tempo, la tua personale idea di fare skate e perchè hai scelto questa strada? Non dimenticando che tu e Dune eravate al top del mondo, e tu avresti potuto surfare quell’onda , così liscia e e fluida, allora..

Chris ed io eravamo quasi opposti al modo di fare skate di quel momento e volevamo fare qualcosa di più creativo. Ma è anche vero che non stavamo tentando di ribellarci ne’ fare qualche grossa dichiarazione; stavamo solo cercando di fare ciò che, per noi, aveva senso.


Stereo Skateboards ha fatto due dei migliori video di skate di tutti i tempi. Semplici, lineari, pieni di stile, un sacco di bianco e nero e musica jazz. Cosa vi ha influenzato mentre lo stavate producendo? Quanto riflette la vostra idea sul fare skate e perchè pensate che siano stati così ben accolti a livello di pubblico nella scena skate, che al tempo non ammetteva niente più che hip triks, fatti male e bassi e un modo di skateare completamente differente da quello che proponevate voi?

Ripeto, noi facevamo solo ciò che ci sembrava giusto fare, che era semplicemente skateboarding. Tutti noi skateavamo nel modo in cui ci veniva e questo fu ripreso nel film. Non stavamo cercando di impressionare; stavamo semplicemente documentando ciò che era. E nel primo video di Stereo le nostre influenze venivano dai vecchi documentari jazz degli anni Sessanta e l’estetica del Blue Notes.


Dopo il secondo video, ti sei ritirato dal team, anche se il tuo modo di skateare era ancora eccellente, e Stereo Skateboards era in ascesa, per tentare (come poi è successo) di diventare attore. Che cosa ti ha fatto allontanare dallo skating? O era recitare che ti esaltava più che skateare? Quali erano le tue paure e le tue speranze quando decidesti di prendere questa strada? Avresti potuto continuare a skateare e diventare un attore assieme. O no?

Al tempo, a venticinque anni mi sentivo vecchio e avevo bisogno di uscire dalla scena skate e di smettere di solamente succhiarne fuori quello che potevo per il mio tornaconto personale. Ora sono sicuramente consapevole del fatto che a venticinque anni sei ancora piuttosto giovane e avrei effettivamente potuto continuare ancora, ma quello che è fatto è fatto. E poi c’era una parte di me che voleva provare qualcosa di nuovo, alla fine skateavo da quando ero bambino..


La tua prima esperienza come mainstream fu per il video di Sonic Youth con Mariano, diretto da Spike Jonze. Ora spike è un regista conosciuto in tutto il mondo, e i Sonic Youth sono diventati un’ icona di quel periodo. Viene proprio da pensare che questi “compagni di lavoro” (come anche Ed) siano stati fortunati ad avere te come co-pilota. Ti è piaciuto lavorare con Spike? Avete mai più pensato di fare ancora qualcosa assieme?

Il video dei Sonic Youth fu davvero una cosa bella di cui essere parte, e anche se non potrei proprio definire recitazione il mio ruolo lì, mi piaceva l’idea che stessi facendo qualcosa che non fosse skateboarding, giusto per vedere come sarebbe stato, e quello fu un bell’esperimento. È stato divertente.




A distanza di dieci anni tu e Dune (ndr: Chris Pastras) avete deciso di riportare indietro Stereo assieme ancora una volta (GRAZIE!). Perchè pensi che il mondo dello skate abbia bisogno ancora di Stereo e di voi due? (sono consapevole che questa sia una domanda polemica, ma noi vi adoriamo tutti quanti, ragazzi, e ci mancate). Come hai scelto i componenti del gruppo? Guardando il loro stile e il modo di skateare che hanno, mi ricordano molto il primo team, composto da Ethan Fowler, Rodriguez e Hunt. Hai scelto di continuare con questa ricerca sull’individualità e sullo stile più che soffermarti su ogni singolo trick?
E in particolare, Ollie Todd ha uno stile davvero incredibile. Dove diavolo lo avete trovato?!

Abbiamo solo ripreso da dove ci eravamo fermati, il che significa riprendere a fare ciò che facevamo a quel tempo. Non ci siamo soffermati molto a pensare a che cosa avremmo dovuto cambiare per avvicinarci a come è lo skateboarding al giorno d’oggi; abbiamo solo continuato a fare di testa nostra. Alcune persone lo apprezzano, altre no, ma così è stato anche per i vecchi tempi di Stereo. Ci atteniamo esclusivamente a ciò che sentiamo e speriamo che alla gente piaccia. E i nostri skaters hanno un apprezzamento per l’originale Stereo e i suoi primi skaters, e per questo sono molto bendisposti, il che è ottimo.


Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Quanto pensi che lo skateboarding riacquisterà importanza nella tua vita? Hai mai pensato di realizzare un vero film sul fare skate? Qualcosa fatto con la collaborazione di qualcuno davvero inserito, in grado sia di dirigere che di fare perfetti 360 flips, intendo. Puoi dirci qualcosa in più sul silent movie che stai facendo?


Sarò sempre una parte di Stereo, anche se solo da dietro le scene, come sono ora. E per quel che riguarda un film sullo skateboarding, credo che forse questo territtorio debba rimanere intoccato, perchè qualcuno fuori di qua, non proprio della scena skate, potrebbe inevitabilmente metterci le mani sopra e distorcerne l’idea. Sarebbe bello, comunque, vedere un VERO film sullo skate. Un giorno, forse..


Grazie tante per il tempo che ci hai dedicato, Jason.  Sono sicuro che gli skaters italiani hanno apprezzato quello che avevi da dire.

Grazie a te! Ho apprezzato le tue domande.



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