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#65 del 29-01-2007

TXT: Iena   PICS: www.LucaCarta.com   SpotCheck: Elbo Skatepark

Intro: Qualsiasi cosa si possa dire o pensare sull'Elbo a prescindere dal proprio approccio allo skateboarding, credo si debba riconoscere oggettivamente che si tratta di una delle più grandi conquiste per gli skateboarders Italiani. E' lì nella sua enormità a disposizione di tutti e lì resterà per tanto, tanto tempo. Qualche mese fa Elbo ha vinto lo SkateMap Award come SkateSpot of the year così abbiamo deciso di inaugurare la rubrica SpotCheck una bella chiacchierata con chi Elbo l'ha costruito e lo gestisce: Matteo Storelli.
   
L’Elbo in una calda giornata estiva di lontano quasi scompare.
L’erba alta nega quella soave visione dalla distanza, e quando ti avvicini tutto risulta ancora più maestoso. Ti lascia impietrito, meglio: di cemento.  Vedo di lontano Matteo chiacchierare con un’attempata signora. Cammino.  Qualcuno sta carvando nonostante il termometro consigli il contrario.
La signora si chiama Silvana, passa spesso i suoi pomeriggi al park, ultimamente.
Ama stare coi giovani e all’aria aperta, immagino. Direi che apprezza la conversazione e si fa apprezzare.. e da come parla sembra che la sappia anche lunga. 
Se solo avessi portato anche la macchina fotografica, penso.
Apriamo un paio di birre e ci spostiamo nel gazebo, cercando un po’di silenzio per l’intervista.

Elbo Skatepark Overview

Iena: Prima di tutto complimenti! Elbo SkateSpot of the Year 2006.  Devo dire che me l’aspettavo.. 
Matteo Storelli:  (ride, guardando il park alle nostre spalle)

I: Iniziamo. Cosa bisogna fare per ottenere un park così?
M: Innanzitutto bisogna ottenere la fiducia dell’Amministrazione Comunale, prendendo una buona reputazione come skaters. Noi ci siamo arrivati tramite attività di diverso genere: con “demo” nei quartieri della città, facendo corsi nelle palestre delle scuole (prese in affitto come strutture di quartiere), portando i miei risultati dei contest e anche tramite la funzione della rampa che avevamo al Parco Nord. Quest’ultima era infatti una rampa (poi divenuta abusiva) in cui  svolgevamo attività patrocinate dal Comune e dal quartiere.
E’ importante innanzitutto far sapere alla propria Amministrazione cosa viene fatto e costruito, per tenerli aggiornati e renderli partecipi e soprattutto far loro capire che si tratta di uno sport, che quindi va gestito come tale. (lavorando con gli assessorati allo sport piuttosto che con le politiche giovanili).
Noi abbiamo,  con la nostra associazione Street Sport Ass,  un progetto di diffusione dello skateboard a tutti i livelli, protocollato in tutti i quartieri della città  fin dal 1998.

Elbo Skatepark - Daniel Cardone Fakie OllieI:  Ok. E come è stato possibile realizzarlo così bene?
M: Allora.. io avevo conosciuto i ragazzi di Dreamland Skateparks e in modo particolare Red, al secolo Mark Scott, presidente della stessa, in un viaggio fatto in Oregon (USA).
Molti pensano che Red sia intrattabile e spesso inavvicinabile, beh, io  ho avuto modo di conoscerlo e  constatare che non è così; negli anni ci siamo incontrati in giro (contest,ecc) e man mano è maturato il progetto di portarli in Italia a costruire una delle loro opere. La mia promessa era:  “trovo i soldi e vi faccio venire tutti..”  .. e così è stato. Nonostante per loro questa sia stata una gran fatica, sono stati felici di dare un ulteriore contributo  allo skateboard europeo, un altro gradino dopo The Cradle (Brixlegg, Austria).

I:  Capito. E come mai un park così?
M: Beh, questa è stata la prima fase, nel progetto sono comprese anche altre aree, tra cui anche quella “street”.  Questa però era la parte necessaria. Innanzitutto perché allo skateboard europeo serviva un park del genere. Eravamo arrivati ad un punto in cui ci stavamo annoiando ovunque (esclusi Marsiglia e Brixlegg).
Poi sapevamo che serviva un park così per poter progredire nel progetto, perché se fai un’area street uguale a tutte le altre,  in un secondo momento non ti considera nessuno per l’ampliamento;  e comunque tutti gli stranieri non sarebbero mai venuti.
Per cui, quando è stato chiesto di fare un park di cemento.. ..ho pensato di farlo bene.
Anche perché se veramente vuoi fare street, Bologna è piena di spot veri e propri.
Io è 20 anni che faccio street e se vuoi fare scalinate, rails, banks e muretti qui ce n’è in abbondanza. La  mia opinione è che lo street dovrebbe star in strada.

I: Dicevamo che al park son venuti un po’ da tutto il mondo, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Canada e da tutta Europa,  invece da qui vicino si muovono in pochi.. (mi riferisco agli italiani). Secondo te perché?
M: Da qui vicino si muovono poco a causa dei  pregiudizi su questo park. Pensano che sia difficile, pensano che ce lo siamo fatti su misura per noi.. tutte storie, perché se vieni a vedere, ci sono un sacco di bambini che qui  hanno imparato da zero  ed è anche pieno di Old School Farts, come li chiamano in america, di gente cioè che ha cominciato o ripreso a skeitare a 40anni. Skeitano e si divertono, magari senza droppare, ma capendo come andare veloci, carvare e  trovare nuove linee.
Quindi vorrei sottolineare che il park non è difficile per presupposto. E’ difficile se vuoi fare un transfer alto 5 metri o cose del genere. Ma se vuoi skeitare tranquillo, qui di possibilità  ne hai finchè vuoi.

Elbo Skatepark - Matteo Storelli Corner Air

G: E qual è stato il rapporto con le nuove generazioni?  Hanno gradito il park?
M:  Sentiremo cosa ne diranno, per ora sembra che le strutture siano piaciute.
Stiamo avendo grandi soddisfazioni ai Camp estivi. Con i giovanissimi c’è molto ricambio. Direi che la cosa più importante è che non sono prevenuti. Intendo quello che trasmette il marketing dello skate, che non influenza  i piccoli per fortuna, almeno fino ad una certa età. Questo li rende molto più liberi e li aiuta ad imparare ancor più velocemente.

G: Tornando ai Dreamland, cosa ha apportato lo scambio culturale con questi americani?
M: Premetto che abbiamo vissuto 4 mesi a stretto contatto con queste persone, con le quali siamo diventati amici, convivendo con le famiglie, condividendo case, macchine, giorni di pausa e giorni
di lavoro durissimo. Quindi uno scambio interpersonale innanzi tutto.
Anche lo scambio culturale ha lasciato molto, incluso l’apprendimento da parte nostra di un “arte” nuova.
La possibilità di lavorare insieme a persone con una simile esperienza nella costruzione di park di cemento ha infatti ampliato la mia prospettiva: avevo lavorato per tanti anni con legno e ferro, costruendo strutture da skate, soprattutto rampe, e mi interessava moltissimo imparare a lavorare con il cemento. In questo progetto ho avuto la fortuna di fare il capocantiere e coordinatore dei lavori e, lavorando con questi ragazzi ho conosciuto bene il materiale, che da noi era un po’ sconosciuto ma che in realtà è un materiale meraviglioso per le nostre esigenze, perché tutto sommato costa meno del legno, non richiede praticamente manutenzione e quello che crei è  un park che rimane nel tempo.
Per cui, ripeto: il vero valore che hanno lasciato i Dreamland è stato proprio quello di insegnare questa “arte” in un altro continente.

G: Quindi hanno trasmesso un’arte al di là dell’oceano, cambiando la concezione di park.
M: Certo. Cambiando la concezione di park, ma cambiando anche la concezione di skate.
Perché il tipo di skate che si fa dalle loro parti era molto diverso da quello che si faceva da noi.
Adesso ci stiamo avvicinando molto, anche come livello.
Se guardi Daniel ha vinto il “BowlRiders”  dopo 2 anni che gira qua.
Per cui, dicevo, ci stiamo avvicinando come livello e la speranza di tutti è che se ne facciano altri di park così. Proprio per questo motivo,  essendo un’ impresa molto dura far venire da lontano una crew così numerosa, loro ci tenevano ad insegnarmi il mestiere, facendo  in modo che ci fosse qualcuno che sapesse fare qua i lavori di più piccola taglia. Ovviamente se dovesse esserci bisogno si possono chiamare per le opere più grandi, ma per le piccole cose, come spesso è richiesto in Italia, posso fare io. Ormai ho una crew di persone esperte, che hanno acquisito pratica con ottimi risultati.

Elbo Skatepark - Matteo Storelli

G: Si parla di costruire ancora, dunque?
M: Speriamo di poter far qualcosa di pubblico al più presto, oltre alle cose private già fatte, tipo l’esperimento fatto a casa mia, dove tra  l’altro ho formato un gruppo di persone per poter fare altri lavori e..  l’esperimento è venuto bene (sorride).
Il materiale è provato e confermato, anche se non è stato facile, perché i materiali sono diversi in Italia rispetto agli Stati Uniti ed è stata necessaria una profonda ricerca per raggiungere quello che è il loro standard.
Abbiamo trovato un buon materiale, imparato un ottimo sistema per costruire e abbiamo constatato che alla fine questo tipo di strutture costa relativamente poco, considerato il fatto che rimangono solide e durano nel tempo.

G: Se qualcuno avesse progetti del genere, saresti disponibile?
M: Sì. Se qualcuno avesse bisogno di consulenza o di un aiuto nei progetti  in cemento sono contattabile presso l’Elbo Skatepark. Sarò felice di parlare con associazioni e con chiunque sia interessato a costruire un’area da skeitare, seria, per sempre.
Tra l’altro non si tratta di un lavoro noioso, non dovendo scegliere tra materiale modulare, ma potendo decidere insieme ai locals cosa costruire, sfruttando al meglio ambienti e dimensioni a disposizione.

G: Bene, direi che abbiamo finito. Vuoi aggiungere qualcosa?
M: Aggiungerei  i meriti a Federica Moretti per l'impegno da anni con la Street Sport Ass e la direzione dei progetti didattico-sportivi. A David x la costanza e serietà dimostrata.

Ringrazio e saluto tutti i frequentatori abituali dell' Elbo, tutti i nostri associati e in particolare Nike SB per il supporto e la fiducia nelle nostre attività.


Elbo Skatepark Soty 2006 Elbo Skatepark Soty 2006 Elbo Skatepark Soty 2006

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